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Alle origini dei Malatesta
Le testimonianze che i Malatesta ci hanno lasciato, assai copiose e significative, sono disseminate in una terra aspra e rivoltosa come poche altre, tratteggiata in maniera letterariamente impietosa e struggente in una celebre terzina della Divina Commedia: Romagna tua non è, e non fu mai,
sanza guerra ne’ cuor de’ suoi tiranni;
ma ’n palese nessuna or vi lasciai
(D. Alighieri, Inferno, Canto XXVII, vv. 37-39.) È in questo plumbeo scenario che si dispiegano l’inizio e l’ascesa della dominazione malatestiana, nel volgere di alcune centinaia di anni: secoli di guerre, di lotte logoranti e senza fine, condotte per consolidare un dominio perennemente precario, sullo sfondo di un’epoca dominata da signorie turbolente, divorate dal desiderio di potere e sempre in discordia tra loro. Ciò spiega il perché in molte località romagnole ancora oggi si possono ammirare borghi fortificati, imponenti rocche e castelli, talvolta arroccati su alture impossibili, torri che svettano fra città e luoghi segnati da un fiero spirito bellicoso, che di cavalleresco hanno solo l’apparenza; e poi sono rimasti palazzi, chiese, biblioteche, opere di grandi artisti.
Ma ai suoi primordi come emerse questa bellicosa famiglia?
La signoria malatestiana attecchì all’interno dei domini pontifici e spesso si trovò in conflitto con gli interessi politici ed economici dello Stato della Chiesa, molto travagliata nel momento in cui si verificò lo scisma tra Roma e Avignone. In seno alla famiglia i sentimenti e le gelosie furono sempre molto vive, più forti del sangue che li accomunava. I Malatesta non ebbero la facoltà né, forse, la pretesa di imporre una uniformità fra le loro città. Fu la diversità a prevalere. Il loro innato orgoglio li portò sempre a farsi onore come uomini di spada e condottieri, non come destinatari di privilegi e cariche cui aspirarono tante altre potenti famiglie medievali che invece frequentavano i palazzi della Santa Sede per diventare cardinali o alti funzionari o con lo scopo di ottenere titoli e incarichi all’interno della gerarchia pontificia.
Così i Malatesta furono prima di tutto soldati, anzi condottieri, come dichiara il loro stemma principale, il più antico: uno scudo con tre bande a scacchi, che allude chiaramente al “gioco della guerra”. E alle armi erano affidate le fortune politiche ed economiche della casata: la guerra, soprattutto quella di condotta – cioè commissionata da altri –, era fonte di enormi entrate, indispensabili sia per poter versare l’annuo tributo alle casse papali, a cui i Malatesta erano obbligati in quanto “vicari” (oggi diremmo concessionari),
Da dove deriva il loro nome?
Riguardo l’etimologia del gentilizio, può essere che “Malatesta” fosse in origine un semplice “soprannome” che qualificava, certo non in maniera benevola, qualche personaggio particolarmente ostinato e malvagio di una famiglia ancora assai compatta. In seguito l’appellativo è divenuto un nome proprio e ricorrente, a tal punto da essere attribuito in senso dispotico alla stirpe nel suo complesso e in maniera relativamente appropriata, perché nelle vicende malatestiane gli episodi di crudeltà – una crudeltà spesso efferata e lucidamente pianificata – erano frequenti e rivolti contro tutti coloro (parenti stretti e di rami collaterali) che avrebbero potuto tramare o in qualche modo insidiare il potere del gruppo egemone.
Che dire poi delle origini di questa potente famiglia?
Molto incerte e contrastate, senza dubbio! Spesso i dibattiti e le discussioni sui Malatesta sono stati condizionati dalle pure gioie ascose tipiche del tradizionale campanilismo romagnolo, che cerca per quanto possibile di ridurre nella propria piccola patria non una testimonianza delle tante possibili, ma la genesi di ogni cosa.
Molti autori (ben 25) narrano di un’origine tedesca, che a dire il vero presta il fianco a risvolti a dir poco favolosi. In verità, i primi documenti in cui vengono citati i Malatesti non sono più antichi del XII secolo, mentre è nel XIII che lo scenario comincia a delinearsi. Quella malatestiana, ai suoi primordi, fu verosimilmente una famiglia di grandi proprietari terrieri e di “predoni” che dominava la media valle del Marecchia e, in breve tempo, anche quella dell’Uso, controllando così le strade che da Rimini conducevano verso l’entroterra e facendo perno sul possesso di due località ben munite dal punto di vista difensivo: Pennabilli e Verucchio. Sono proprio questi due silenziosi e suggestivi castelli, che nel loro splendido isolamento si contendono da sempre il vanto di aver dato i natali alla famiglia. Benvenuto da Imola propende per la prima; Dante per la seconda.
Esiste poi una tradizione molto sentita che racconta di due fratelli che dalla Penna (Pennabilli) andarono uno a Verucchio, l'altro a Sogliano: si tratta di Malatesta dalla Penna (e non di suo figlio Malatesta da Verucchio come per molto tempo si è pensato) e di Zanne (Giovanni), figli di Malatesta Minore e Berta Traversari.
Per approfondire le origini dei Malatesta si consiglia il volume di Andrea Antonioli e Morvan Bruschi, Alle origini dei Malatesta, Bastogi Libri editore, Roma 2023.
Foto
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