ARCHEOLOGIA DEI VOLTI
mostra di Salvatore Gennaro
a cura di Andrea Antonioli
e Vittorio Spampinato
fotografie di Alessandro Ricci
mostra di Salvatore Gennaro
a cura di Andrea Antonioli
e Vittorio Spampinato
fotografie di Alessandro Ricci
«Qui è la bellezza, qui è la conservazione, qui è il rilancio dell’idea, dove per idea non è l’aver voluto realizzare un progetto estetico che richiami alla memoria obliata ma che proietti nel futuro Significati e Valori, racconti e ideali i quali, nella dimensione spazio-tempo da noi vissuta in un’apparente realtà intrisa di fatti e cronache spesso preoccupanti se non addirittura tragici, risuona come una lettura dell’anima...» (da: Vittorio Spampinato, "Archeologia dei Volti", a cura di A. Antonioli, V. Spampinato, Cesena 2024).
Che cosa si intende per “Archeologia dei Volti”?
Può esistere una sorta di rituale, una particolare “grammatica degli sguardi”, fissata nei volti delle persone?
È possibile fissare un modello fisiognomico, cercando in ogni volto la coesistenza di più lingue, il deposito di più età che si stratificano in messaggi oscuri e simboli enigmatici così come avviene per le rocce nell'incedere delle ere geologiche?
Può esistere una sorta di rituale, una particolare “grammatica degli sguardi”, fissata nei volti delle persone?
È possibile fissare un modello fisiognomico, cercando in ogni volto la coesistenza di più lingue, il deposito di più età che si stratificano in messaggi oscuri e simboli enigmatici così come avviene per le rocce nell'incedere delle ere geologiche?
La mostra ARCHEOLOGIA DEI VOLTI è un dialogo suggestivo tra arte, fisiognomica e archeologia, supportato da discipline come storia, letteratura, filosofia, semiotica e antropologia: una interazione multidisciplinare che con profondità e suggestione si pone l’obiettivo di indagare il pensiero e la natura umana interpretati dal linguaggio artistico e dalla personalità di Salvatore Gennaro, artista ecclettico ed espressivo di grande talento.
Alcibiade e Socrate
Copertina del volume-catalogo della mostra
Poche cose in natura sono circoscritte e dense di mistero, ma al tempo stesso di significati sfuggenti, quanto un volto. Sul volto esistono le “porte” dei sensi che danno origine a una serie di sensazioni ed emozioni del tutto immateriali, eteree. Tutti i sensi sono disegnati su ogni volto, ma la geografia di ciascuno di essi può cambiare a seconda della luce e delle ombre, tanto più che in ogni volto, nei suoi tratti fisiognomici, ci si può trovare sì, l’identità di un essere umano ma, per estensione, anche l’identità di un popolo del quale quello stesso individuo è il prodotto ultimo, evoluto, ma non perfetto, perché in natura la perfezione assoluta non esiste.
Ciò che dà completezza al volto è il mistero, la mutevolezza dello spazio attorno, uno spazio neutro dove le emozioni o le età vengono a incarnarsi in rughe, a rapprendersi in segni che sovente mutano e si organizzano in veri e propri cifrari o codici che potrebbero aggiungersi a quelli alfanumerici conosciuti. I segni impressi sui volti descrivono un effetto simile a quello prodotto sulla faccia della terra dalle ere geologiche, con le stratificazioni. Si tratta di accumuli lasciati negli anni, nei secoli, nei millenni, strati che vanno a depositarsi sopra strati. E come in archeologia la tecnica stratigrafica riesce a interpretare e quindi a ricostruire gli strati al contrario, allo stesso modo, lo “scavo” applicato al volto umano, viene eseguito dall’artista interpretando i tratti fisiognomici mediante l’avvicendarsi del colore, della forma, dei tratti regolari o irregolari, dei segni impressi sui volti.
EVENTI "ARCHEOLOGIA DEI VOLTI"
RASSEGNA STAMPA