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I Malatesta di Cesena
​Nel 1375, in seguito alla generale ribellione dei cesenati allo Stato della Chiesa, papa Gregorio XI affida al cardinal legato Roberto di Ginevra il compito di rappacificare la regione e questi, dopo aver inviato inutilmente le sue soldatesche mercenarie bretoni e francesi contro Bologna, occupa Cesena che ufficialmente è pur rimasta fedele al papa. Una rissa scoppiata tra fra la popolazione e le truppe mercenarie offre al Cardinale il pretesto per un massacro generalizzato di cittadini: gli incendi e i saccheggi dei Bretoni lasciano la città praticamente distrutta (1-3 febbraio 1377) e sconvolta dall’eccidio degli abitanti che le fonti indicano in 5.000 civili (più della metà della popolazione ammontante a circa 8.000 abitanti). Il sacco dei Bretoni è uno dei fatti più gravi e traumatici della storia, che segna profondamente anche l’assetto urbanistico di Cesena e produce una vasta eco di indignazione in tutta Europa.
L’anno seguente a questi fatti papa Urbano VI concede quel che rimane di Cesena a Galeotto Malatesta (1299-1385), il quale apre l’epoca della signoria malatestiana sulla città. Con Galeotto il Grande si apre anche la parentesi più felice: sotto l’aspetto urbanistico ed edilizio ha inizio la ricostruzione della città e per ripopolarla egli offre per un quinquennio detassazioni ad artigiani e mercanti.
Morto Galeotto nel 1485, prima di essere diviso, il territorio di Cesena viene governato congiuntamente dai suoi quattro figli figli Carlo, Pandolfo III, Andrea e Galeotto Belfiore fino a quando nel 1489 subentra ufficialmente uno di loro, Andrea (1373-1416). Andrea, noto più come “Malatesta da Cesena”, compie varie imprese e si fa onore come condottiero e servitore della causa della Chiesa, tanto che per i servigi resi a papa Bonifacio IX, nel 1398 viene nominato senatore di Roma e viene scelto quale promulgatore degli importanti Statuti delle gabelle della città. A questo proposito bisogna ricordare che i Malatesta hanno dato a Roma ben tre senatori, ciò che li distingue come fedeli mallevadori di Santa Madre Chiesa: oltre ad Andrea da Cesena, abbiamo visto infatti Galeotto il Grande di Rimini e Malatesta dei sonetti di Pesaro.
Andrea prosegue nell’operazione di ricostruzione della città, opera poi completata dopo la sua morte (1416) dai successori, i suoi fratelli Pandolfo III e Carlo, che ne trasformano l’assetto costruendo la spianata dell’odierna Piazza del Popolo, trasferendo nella parte pedemontana la Cattedrale di San Giovanni Battista e occupando con la nuova Rocca i colli Garampo e Sterlino.
Sarà quindi Carlo a mantenere il potere fino alla morte sopraggiunta nel 1429, dopo di che ha inizio un periodo di assestamento entro il quale, nel 1431 i Cesenati si sollevano contro il governo malatestiano, ma sarà Sigismondo di Rimini a intervenire per ristabilire l’ordine prima dell’avvento di Malatesta Novello.
Il ruolo più rilevante nell’ambito del ramo cesenate, che si pone accanto a quello svolto da Sigismondo di Rimini, è esercitato, non sempre in clima di solidarietà, da Domenico detto Malatesta Novello (1418-1465), che diviene signore di Cesena, Bertinoro, Cervia, Meldola, Sarsina, Roncofreddo e dei castelli del piviere di Sestino dopo la spartizione col fratello nell’anno 1437. Egli condivide battaglie e guerre, pur trovandosi in qualche occasione e per ragioni di opportunità, in campo opposto a quello di Sigismondo.
Sotto la Signoria di Novello Cesena raggiunge l’apice della sua storia, in un clima che ha già tutto il sapore del Rinascimento. Di corporatura gracile, oppresso da una ferita a una gamba che lo tormenterà fino alla morte, gentile e generoso, nonché amante della cultura, Novello, assistito dall’amata e colta sposa Violante di Montefeltro (sorella di Federico, che sarà il principale strumento della caduta dei Malatesta), darà vita ad opere innovatrici, non solo militari (come il completamento della Rocca Malatestiana), ma civili (mulini, ospedali, conventi). Infine si prodiga in un’impresa che tramanderà il suo nome ai posteri: sin dal 1452, infatti, fonda nel convento di San Francesco a Cesena, un’insigne biblioteca, tra le prime biblioteche pubbliche d’Europa, custode di centinaia di volumi e manoscritti d’ogni sorta di disciplina, un opificio che richiama a Cesena il fior fiore di copisti, traduttori e miniatori. Un gioiello che si conserva con i suoi tesori e che di recente è stato riconosciuto dall’Unesco, patrimonio dell’Umanità nonché, prima tra le biblioteche italiane, “Memoria del Mondo”.
Nelle trattative che seguono la sconfitta dei Malatesta del 1462 il signore di Cesena non può impedire che i capitoli della pace (1463) sanciscano la fine della sua signoria e che le terre che gli obbediscono tornino, alla sua morte, sotto il diretto dominio della Chiesa. Malatesta Novello muore a 47 anni, nel novembre del 1465, dopo una lunga agonia. A Cesena, il dominio dei Malatesta risulta pertanto il più breve tra tutti quelli degli altri rami: solo 88 anni.
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