I Malatesta di Sogliano e i rami minori
I Malatesta cominciano ad avere a che fare con il castello di Sogliano già nel XII secolo: infatti, il 24 settembre del 1186 un certo Malatesta (probabilmente Malatesta Minore) acquista da Ugo di Maltaleone, i possedimenti tra i fiumi Marecchia e Rubicone, appartenenti al Castrum Soliani, per 110 lire (o libbre) di Lucca. De due figli di Malatesta Minore, abbiamo visto Malatesta dalla Penna andare a Verucchio e il nipote Malatesta il Centenario dare vita al ramo riminese. Il secondo figlio, invece, vale a dire Zanne (Giovanni), nel 1215 sposa Maria dei conti di Sogliano divenendone il primo signore e dando origine al ramo dei Malatesta più antico longevo, poiché durerà fino alla metà del XVII secolo.
Dal matrimonio tra Giovanni e Maria nasce Ramberto detto «da Sogliano» che sposerà una discendente dei conti di Bagnacavallo, generando un Giovanni di fede ghibellina che per la prima volta viene qualificato de Sogliano, confinante con il Mastin Vecchio in un pezzo di terra arativa situato nella pieve verucchiese. La donna maritata a questo Giovanni appartiene forse ai signori della Faggiola, potenti ghibellini: da questo matrimonio nascono Guglielmo, Malatestino e Ramberto.
L’odio divampante tra il Mastin Vecchio da Verucchio della parte guelfa e il Zanne da Sogliano di fede ghibellina è inevitabile ed è un odio che cresce a tal punto da farne nascere una guerra che dal XIII secolo potrebbe essersi protratto anche tra i loro figli e discendenti, per buona parte di quello successivo. Dopo la sanguinosa lotta del 13 dicembre 1295, Zanne accoglie a Sogliano tutti i ghibellini riminesi sconfitti dal Mastin Vecchio di parte guelfa, dando origine così a un centro di intrighi e di ostilità contro i dominatori di Rimini e meditando la vendetta.
Nel marzo del 1312 la roccaforte ghibellina di Sogliano viene assediata dalle milizie di Malatestino dall’Occhio – figlio del Mastin Vecchio – della guelfa Rimini su istigazione di Gilberto de Mantiglia, un catalano dipinto come feroce, crudele e senza scrupoli, diventato rettore della Romagna per volere di re Roberto. Malatestino e gli altri del suo ramo sono pieni di odio e di rancore verso Guglielmo conte di Sogliano, il quale, nato da genitori ghibellini, ha sempre osteggiato il governo dei Malatesta riminesi.
Malatestino dall’Occhio e i suoi alleati cingono d’assedio la cittadella soglianese con ben undici mangani; la battaglia dura ben quattro mesi fino a che, il 29 di giugno, la città decorata di grandi palazzi, munita di solide torri e la rocca con l’intero abitato di duecento fuochi, viene distrutta fin nelle fondamenta.
Ovunque perseguitati in Romagna come ghibellini, i Malatesta soglianesi fuggiaschi trovano rifugio presso il cugino Ramberto conte di Ghiaggiolo nell’attesa di tempi migliori e proprio grazie al suo aiuto possono vendicare l’onta e la grave perdita subite, riuscendo a occupare Forlì nel 1315 fino a cacciarne il podestà e capitano Ferrantino, figlio di Malatestino dall’Occhio. Così la vedova di Giovanni, con i tre figli Guglielmo, Malatestino e Ramberto, ottiene un salvacondotto e, insieme alla famiglia e alla corte, lasciato il paese distrutto e saccheggiato, fissa la propria residenza a Forlì. Mentre Guglielmo muore in esilio, dopo il 1334, con l’aiuto di Malatesta soprannominato Guastafamiglia, Ramberto e Malatestino possono finalmente rientrare a Sogliano, dove ricostruiscono la rocca e le mura; inoltre riescono a recuperare il poderoso castello di Strigara, che costituisce l’estremo propugnacolo dei Malatesta nella terra dei Montefeltro.
Ma nel novembre 1358, quando conte di Sogliano è Giovanni (figlio di Malatestino), i due castelli non sono stati ancora completamente ricostruiti che vengono selvaggiamente saccheggiati da una banda di soldati avventurieri tedeschi guidati dal tristemente famoso Corrado Wirtinger di Landau, conosciuto comunemente come il conte Lando.
Il XIV secolo è un periodo assai complesso, per il quale risulta però difficile stilare una esatta genealogia dei conti Malatesta di Sogliano poiché le fonti, pur non mancando di particolari quando ripercorrono le gesta dei vari esponenti della casata, in alcune occasioni risultano divergenti nell’identificare questo o quel suo esponente, in modo tale che non si riesce a capire esattamente chi abbia rivestito il titolo di conte in un determinato momento storico.
Ad ogni modo tra gli ultimi decenni del XIV e i primi del XV secolo abbiamo notizie di Malatesta (v.1358-1389), al quale fa seguito suo figlio Giovanni (1377-1389) che da Lucrezia Malatesta genera a sua volta tre figli maschi: Giovanni, Malatesta e Ramberto. Il primogenito Giovanni (v.1431-1452), valente duce d’armi, viene nominato governatore di Cesena nel 1431. A Rimini, il 3 settembre 1433, rende gli onori all’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, re d’Ungheria, reggendo il prezioso Baldacchino sotto il quale il sovrano viene accolto durante il ricevimento. Il conte fa poi accompagnare l’imperatore da Rimini a Cesenatico, dal fratello Malatesta e dal figlio Giovanni, i quali gli rendono tutti gli onori ospitandolo nella villa di famiglia in località Boscabella di Villalta.
Con Giovanni la vecchia ruggine fra i rami di Rimini e Sogliano viene man mano stemperandosi: il 15 luglio 1437, a cagione dei vari servigi resi, il conte di Sogliano riceve da Sigismondo di Rimini vari privilegi e terre. La splendida Isabella Visconti, sua moglie, dà alla luce quattro figli maschi: Giovanni, Malatesta, Galeotto e Carlo.
Dopo la morte di Giovanni (1452) il regno passa al figlio Carlo I detto “il vecchio” (v.1448-1486), assai abile a destreggiarsi politicamente nelle lotte che vedono protagonisti Federico da Montefeltro duca di Urbino, Sigismondo Pandolfo Malatesta signore di Rimini e Domenico Novello Malatesta signore di Cesena, del quale è molto amico portandogli in battaglia il bianco-nero stendardo di cavalleria.
Carlo I genera due figli spuri dall’amante Pierina di Talamello, poi legittimati: Ramberto Novello e Malatesta. Il primogenito Ramberto (1475-1532) fin da giovane mostra una naturale predilezione per la filosofia e si reca a Firenze per studia presso l’Accademia neoplatonica di Marsilio Ficino diventando uno dei maggiori astrologi e maghi del Rinascimento e amico di Lorenzo Magnifico e i suoi figli. Pur rimanendo nell’ombra, la sua grande erudizione gli vale l’alta considerazione di sovrani, pontefici e uomini politici per i quali confeziona oroscopi e pronostici. Suo fratello Malatesta (1479-1528), abbandona ancora molto giovane la carriera ecclesiastica per intraprendere quella militare, passando tutta la vita a combattere in giro per l’Italia settentrionale fino a diventare uno dei più strenui capitani di ventura del suo tempo, al servizio di diversi stati tra cui Firenze e Venezia. Verso il 1512 darà vita al ramo minore dei Malatesta di Roncofreddo, Montecodruzzo e Montiano che con Giacomo (suo nipote) otterranno il marchesato nel 1570.
Dalla morte di Ramberto e per molti anni a venire, fino alla fine del XVI secolo, i suoi figli, i figli dei suoi figli e quelli di questi ultimi, si disputeranno il feudo senza tregua e con continui colpi di scena. Ramberto, infatti, si macchia dell’uxoricidio della moglie Maria de Fois, nobildonna di Savona, dalla quale ha avuto due figli (Lucrezia e Carlo), per essersi invaghito di Angelina Roberti, una semplice concubina che gli darà ben dieci figli, sei dei quali maschi. Il vile gesto gli costa però la condanna di papa Giulio II della Rovere, zio della moglie, ed anche la perdita dello stato, che tuttavia riconquista nel 1512 grazie all’aiuto del fratello duce d’armi.
Carlo II detto “il giovane” (v.1504-1544), figlio naturale dell’astrologo e di Maria de Fois, è di carattere dispotico e di condotta dissoluta. Gli succede il figlio Pandolfo (v.1535-1580) che governa in maniera retta ed equilibrata, quindi è la volta del fratello di quest’ultimo, il dotto e mite Giovan Battista (v.1534-1587), che pur essendo il primogenito, era stato ingiustamente ripudiato e destituito dal padre Carlo.
Siamo giunti alla fine del secolo e dopo estenuanti dispute a suon di vertenze e ricorsi alla Santa Rota, tra i discendenti di Carlo II e dei suoi fratellastri, ha la meglio quella “malissima testa” di Sempronio (v.1586-1623), figlio di Giovanni, uno dei dieci figli di secondo letto che Ramberto aveva avuto da Angelina.
A Sempronio succede il figlio Malatesta (ca.1608-1666) che è anche l’ultimo conte ufficiale dei Malatesta di Sogliano e dell’intera celeberrima stirpe malatestiana a governare: infatti il 9 febbraio del 1640, dopo ben quattrocento anni, la Chiesa requisisce anche l’unico feudo rimasto ai Malatesta per assegnarla direttamente a un proprio governatore.
Durante i primi anni del Cinquecento, da Ramberto il “filosofo” e suo fratello Malatesta il “Gueriero”, ebbero origine i rami minori di San Giovanni in Galilea, Roncofreddo, Montecodruzzo e Montiano, che si estinguono tutti nei primi decenni del Seicento e, in ogni caso, prematuramente rispetto al ramo principale, anzi, ad essere precisi l’ultimo castello in loro possesso è quello di San Giovanni in Galilea, che nel 1645, dopo la morte del conte Sigismondo II, passa alla Chiesa.
Le decine e decine di rocche e castelli in possesso dei Malatesta di Sogliano sono dislocati entro un ampio territorio comprendente diverse zone nelle colline riminesi, cesenati, forlivesi e marchigiane: da Sogliano a Talamello, da Roncofreddo, Montecodruzzo e Montiano, e fin nei pressi di Bagno di Romagna e Santa Sofia, Spinello, Bucchio, Pondo, Pratalino, mentre in pianura si distende fin verso Bulgaria di Cesena e Villalta di Cesenatico.
Ma molti non sanno che dai Malatesta di Sogliano hanno avuto origine, in linea diretta, anche gli ultimi esponenti di tutta la blasonata famiglia: da Cornelio (v.1533-1571), uno dei dieci figli bastardi che Ramberto ha avuto da Angelina, discende Felice Antonio (1744-1795), che poco dopo la metà del Settecento, nel 1774, si trasferisce a Roma per rivendicare alcuni dei possedimenti e dei castelli perduti nel secolo precedente dai suoi avi. Da Sigismondo Pandolfo (1771-1850), suo figlio, nasce Francesco Saverio (1805-1888), dal quale hanno origine i due rami romani: da Francesco Maria (1826-1884) è disceso Giovanni Stanislao Malatesta Ripanti (1899-1957), morto senza aver avuto figli, per cui i titoli nobiliari passano per diritto ereditario all’altro ramo, quello di Felice (1831-1915), il cui ultimo esponente è Enrico Malatesta Ripanti della Penna (n. 1952) che mantiene a tutt’oggi i titoli di patrizio di Roma e Rimini, nobile di Iesi, Orvieto e Nocera Umbra, conte di Sogliano, San Giovanni in Galilea, Montiano e Montecodruzzo, Malviano e Metrano.
Dal matrimonio tra Giovanni e Maria nasce Ramberto detto «da Sogliano» che sposerà una discendente dei conti di Bagnacavallo, generando un Giovanni di fede ghibellina che per la prima volta viene qualificato de Sogliano, confinante con il Mastin Vecchio in un pezzo di terra arativa situato nella pieve verucchiese. La donna maritata a questo Giovanni appartiene forse ai signori della Faggiola, potenti ghibellini: da questo matrimonio nascono Guglielmo, Malatestino e Ramberto.
L’odio divampante tra il Mastin Vecchio da Verucchio della parte guelfa e il Zanne da Sogliano di fede ghibellina è inevitabile ed è un odio che cresce a tal punto da farne nascere una guerra che dal XIII secolo potrebbe essersi protratto anche tra i loro figli e discendenti, per buona parte di quello successivo. Dopo la sanguinosa lotta del 13 dicembre 1295, Zanne accoglie a Sogliano tutti i ghibellini riminesi sconfitti dal Mastin Vecchio di parte guelfa, dando origine così a un centro di intrighi e di ostilità contro i dominatori di Rimini e meditando la vendetta.
Nel marzo del 1312 la roccaforte ghibellina di Sogliano viene assediata dalle milizie di Malatestino dall’Occhio – figlio del Mastin Vecchio – della guelfa Rimini su istigazione di Gilberto de Mantiglia, un catalano dipinto come feroce, crudele e senza scrupoli, diventato rettore della Romagna per volere di re Roberto. Malatestino e gli altri del suo ramo sono pieni di odio e di rancore verso Guglielmo conte di Sogliano, il quale, nato da genitori ghibellini, ha sempre osteggiato il governo dei Malatesta riminesi.
Malatestino dall’Occhio e i suoi alleati cingono d’assedio la cittadella soglianese con ben undici mangani; la battaglia dura ben quattro mesi fino a che, il 29 di giugno, la città decorata di grandi palazzi, munita di solide torri e la rocca con l’intero abitato di duecento fuochi, viene distrutta fin nelle fondamenta.
Ovunque perseguitati in Romagna come ghibellini, i Malatesta soglianesi fuggiaschi trovano rifugio presso il cugino Ramberto conte di Ghiaggiolo nell’attesa di tempi migliori e proprio grazie al suo aiuto possono vendicare l’onta e la grave perdita subite, riuscendo a occupare Forlì nel 1315 fino a cacciarne il podestà e capitano Ferrantino, figlio di Malatestino dall’Occhio. Così la vedova di Giovanni, con i tre figli Guglielmo, Malatestino e Ramberto, ottiene un salvacondotto e, insieme alla famiglia e alla corte, lasciato il paese distrutto e saccheggiato, fissa la propria residenza a Forlì. Mentre Guglielmo muore in esilio, dopo il 1334, con l’aiuto di Malatesta soprannominato Guastafamiglia, Ramberto e Malatestino possono finalmente rientrare a Sogliano, dove ricostruiscono la rocca e le mura; inoltre riescono a recuperare il poderoso castello di Strigara, che costituisce l’estremo propugnacolo dei Malatesta nella terra dei Montefeltro.
Ma nel novembre 1358, quando conte di Sogliano è Giovanni (figlio di Malatestino), i due castelli non sono stati ancora completamente ricostruiti che vengono selvaggiamente saccheggiati da una banda di soldati avventurieri tedeschi guidati dal tristemente famoso Corrado Wirtinger di Landau, conosciuto comunemente come il conte Lando.
Il XIV secolo è un periodo assai complesso, per il quale risulta però difficile stilare una esatta genealogia dei conti Malatesta di Sogliano poiché le fonti, pur non mancando di particolari quando ripercorrono le gesta dei vari esponenti della casata, in alcune occasioni risultano divergenti nell’identificare questo o quel suo esponente, in modo tale che non si riesce a capire esattamente chi abbia rivestito il titolo di conte in un determinato momento storico.
Ad ogni modo tra gli ultimi decenni del XIV e i primi del XV secolo abbiamo notizie di Malatesta (v.1358-1389), al quale fa seguito suo figlio Giovanni (1377-1389) che da Lucrezia Malatesta genera a sua volta tre figli maschi: Giovanni, Malatesta e Ramberto. Il primogenito Giovanni (v.1431-1452), valente duce d’armi, viene nominato governatore di Cesena nel 1431. A Rimini, il 3 settembre 1433, rende gli onori all’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, re d’Ungheria, reggendo il prezioso Baldacchino sotto il quale il sovrano viene accolto durante il ricevimento. Il conte fa poi accompagnare l’imperatore da Rimini a Cesenatico, dal fratello Malatesta e dal figlio Giovanni, i quali gli rendono tutti gli onori ospitandolo nella villa di famiglia in località Boscabella di Villalta.
Con Giovanni la vecchia ruggine fra i rami di Rimini e Sogliano viene man mano stemperandosi: il 15 luglio 1437, a cagione dei vari servigi resi, il conte di Sogliano riceve da Sigismondo di Rimini vari privilegi e terre. La splendida Isabella Visconti, sua moglie, dà alla luce quattro figli maschi: Giovanni, Malatesta, Galeotto e Carlo.
Dopo la morte di Giovanni (1452) il regno passa al figlio Carlo I detto “il vecchio” (v.1448-1486), assai abile a destreggiarsi politicamente nelle lotte che vedono protagonisti Federico da Montefeltro duca di Urbino, Sigismondo Pandolfo Malatesta signore di Rimini e Domenico Novello Malatesta signore di Cesena, del quale è molto amico portandogli in battaglia il bianco-nero stendardo di cavalleria.
Carlo I genera due figli spuri dall’amante Pierina di Talamello, poi legittimati: Ramberto Novello e Malatesta. Il primogenito Ramberto (1475-1532) fin da giovane mostra una naturale predilezione per la filosofia e si reca a Firenze per studia presso l’Accademia neoplatonica di Marsilio Ficino diventando uno dei maggiori astrologi e maghi del Rinascimento e amico di Lorenzo Magnifico e i suoi figli. Pur rimanendo nell’ombra, la sua grande erudizione gli vale l’alta considerazione di sovrani, pontefici e uomini politici per i quali confeziona oroscopi e pronostici. Suo fratello Malatesta (1479-1528), abbandona ancora molto giovane la carriera ecclesiastica per intraprendere quella militare, passando tutta la vita a combattere in giro per l’Italia settentrionale fino a diventare uno dei più strenui capitani di ventura del suo tempo, al servizio di diversi stati tra cui Firenze e Venezia. Verso il 1512 darà vita al ramo minore dei Malatesta di Roncofreddo, Montecodruzzo e Montiano che con Giacomo (suo nipote) otterranno il marchesato nel 1570.
Dalla morte di Ramberto e per molti anni a venire, fino alla fine del XVI secolo, i suoi figli, i figli dei suoi figli e quelli di questi ultimi, si disputeranno il feudo senza tregua e con continui colpi di scena. Ramberto, infatti, si macchia dell’uxoricidio della moglie Maria de Fois, nobildonna di Savona, dalla quale ha avuto due figli (Lucrezia e Carlo), per essersi invaghito di Angelina Roberti, una semplice concubina che gli darà ben dieci figli, sei dei quali maschi. Il vile gesto gli costa però la condanna di papa Giulio II della Rovere, zio della moglie, ed anche la perdita dello stato, che tuttavia riconquista nel 1512 grazie all’aiuto del fratello duce d’armi.
Carlo II detto “il giovane” (v.1504-1544), figlio naturale dell’astrologo e di Maria de Fois, è di carattere dispotico e di condotta dissoluta. Gli succede il figlio Pandolfo (v.1535-1580) che governa in maniera retta ed equilibrata, quindi è la volta del fratello di quest’ultimo, il dotto e mite Giovan Battista (v.1534-1587), che pur essendo il primogenito, era stato ingiustamente ripudiato e destituito dal padre Carlo.
Siamo giunti alla fine del secolo e dopo estenuanti dispute a suon di vertenze e ricorsi alla Santa Rota, tra i discendenti di Carlo II e dei suoi fratellastri, ha la meglio quella “malissima testa” di Sempronio (v.1586-1623), figlio di Giovanni, uno dei dieci figli di secondo letto che Ramberto aveva avuto da Angelina.
A Sempronio succede il figlio Malatesta (ca.1608-1666) che è anche l’ultimo conte ufficiale dei Malatesta di Sogliano e dell’intera celeberrima stirpe malatestiana a governare: infatti il 9 febbraio del 1640, dopo ben quattrocento anni, la Chiesa requisisce anche l’unico feudo rimasto ai Malatesta per assegnarla direttamente a un proprio governatore.
Durante i primi anni del Cinquecento, da Ramberto il “filosofo” e suo fratello Malatesta il “Gueriero”, ebbero origine i rami minori di San Giovanni in Galilea, Roncofreddo, Montecodruzzo e Montiano, che si estinguono tutti nei primi decenni del Seicento e, in ogni caso, prematuramente rispetto al ramo principale, anzi, ad essere precisi l’ultimo castello in loro possesso è quello di San Giovanni in Galilea, che nel 1645, dopo la morte del conte Sigismondo II, passa alla Chiesa.
Le decine e decine di rocche e castelli in possesso dei Malatesta di Sogliano sono dislocati entro un ampio territorio comprendente diverse zone nelle colline riminesi, cesenati, forlivesi e marchigiane: da Sogliano a Talamello, da Roncofreddo, Montecodruzzo e Montiano, e fin nei pressi di Bagno di Romagna e Santa Sofia, Spinello, Bucchio, Pondo, Pratalino, mentre in pianura si distende fin verso Bulgaria di Cesena e Villalta di Cesenatico.
Ma molti non sanno che dai Malatesta di Sogliano hanno avuto origine, in linea diretta, anche gli ultimi esponenti di tutta la blasonata famiglia: da Cornelio (v.1533-1571), uno dei dieci figli bastardi che Ramberto ha avuto da Angelina, discende Felice Antonio (1744-1795), che poco dopo la metà del Settecento, nel 1774, si trasferisce a Roma per rivendicare alcuni dei possedimenti e dei castelli perduti nel secolo precedente dai suoi avi. Da Sigismondo Pandolfo (1771-1850), suo figlio, nasce Francesco Saverio (1805-1888), dal quale hanno origine i due rami romani: da Francesco Maria (1826-1884) è disceso Giovanni Stanislao Malatesta Ripanti (1899-1957), morto senza aver avuto figli, per cui i titoli nobiliari passano per diritto ereditario all’altro ramo, quello di Felice (1831-1915), il cui ultimo esponente è Enrico Malatesta Ripanti della Penna (n. 1952) che mantiene a tutt’oggi i titoli di patrizio di Roma e Rimini, nobile di Iesi, Orvieto e Nocera Umbra, conte di Sogliano, San Giovanni in Galilea, Montiano e Montecodruzzo, Malviano e Metrano.